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Monetizzazione di un sito e il programma AdSense

19 febbraio 2008 - ore 14:02

Sviluppando un concetto molto importante già accennato in un post precedente, la qualità del contenuto distribuito online è certamente fondamentale per qualunque realtà del Web. L’alta qualità del contenuto di un sito ne influenza direttamente l’interesse, l’impatto mediatico e anche la propria “salute” economica.

La logica è semplice: un sito interessante dal punto di vista dei contenuti attira un’audience sempre maggiore; il successo mediatico del sito porta quindi a un aumento proporzionale del traffico mensile e attrae così anche un network maggiore di inserzionisti interessati a comunicare con i propri target. Gli inserzionisti portano fatturato.

Ed è proprio in questo contesto che numerosi blogger o webmaster sono riusciti a creare facilmente un flusso di entrate importante dalla pubblicazione di contenuti tra i più vari e più di nicchia, con sistemi di monetizzazione quali il conosciuto programma AdSense di Google.
Il programma AdSense è un sistema automatico di distribuzione di inserzioni contestualizzate all’argomento trattato dal sito. Queste inserzioni sono scelte e pubblicate in ‘real time’ al momento del caricamento della pagina web, così da essere quanto più pertinenti all’argomento trattato. Tutto in automatico – Google-style! Ovviamente, la monetizzazione avviene quando chi naviga clicca sull’inserzione, e il fatturato generato da questa azione viene condiviso tra Google e il sito che accoglie il programma AdSense.

Il sistema AdSense, data la sua utilità, riesce quindi a generare un fatturato sempre interessante per l’editore del contenuto; inoltre, più il contenuto è interessante e ricco, più l'utente passerà tempo e tornerà sul sito per scoprire di più sul tema specifico di interesse. AdSense in poche parole riesce ad arricchire l’offerta del sito e allo stesso tempo permette di valorizzare al meglio i contenuti sviluppati dall’editore.

Non c’è dubbio quindi che il contenuto, e i servizi a questo legati, siano di primaria importanza per affermarsi con successo nel mondo online. Le conseguenze poi dell’aumento di un’audience e del traffico periodico permetteranno di valorizzare questi contenuti al meglio. Quindi, per tutti gli operatori del settore, un chiaro suggerimento: abbiate contenuto interessante, utile e continuamente aggiornato. I benefici economici ne saranno una ovvia conseguenza.

Musica Online: evoluzioni di un settore in crisi di identità (e vendite)

30 gennaio 2008 - ore 14:40

Claudio Zamboni, Industry Leader Entertainment


Se i RadioHead hanno lanciato la prima iniziativa di vendita veramente innovativa già qualche mese fa, ormai quotidianamente leggiamo annunci e proclami sul nuovo modello vincente in grado di distribuire musica attraverso piattaforme digitali e di rappresentare il futuro paradigma nella distribuzione musicale online (web e mobile).
Solo negli scorsi giorni abbiamo assistito alla retromarcia - l'entusiasmo si contiene a fatica! - di Qtrax, servizio di download peer to peer "Free & Legal", che promette di rivoluzionare i modelli di distribuzione, grazie agli accordi con le principali major discografiche e la capacità di erogare pubblicità contestualmente al download della musica da parte degli utenti.
Al di là delle dichiarazioni che si susseguono ormai da tempo, è indubbio che l'inarrestabile decremento nella vendita dei CD e l'ascesa della distribuzione digitale stiano ridisegnando l'intera filiera di questa industry, richiedendo un ripensamento creativo del modello di business che inossidabilmente per anni ha dominato questo mercato.



Nell'ultimo numero di Wired (Gen 08) si può leggere un ottimo articolo di David Byrne, che analizza la criticità del momento ed esorta i colleghi musicisti a ripensare in maniera creativa al processo di generazione del valore, individuando sei modelli possibili nello scenario attuale, che vale la pena riportare in sintesi di seguito.

In linea generale i modelli vanno da una corrispondenza pressoché univoca tra le major e gli artisti, con forte accento sulla capacità industriale delle varie etichette di assistere l'artista nel corso della sua carriera (e conseguente limatura per l'artista del guadagno per unità venduta), a modelli che - in modo crescente - premiano l'indipendenza dell'artista in ogni singolo processo, dando maggiori capacità di guadagno per unità venduta, ma maggior rischio imprenditoriale e coinvolgimento assoluto nei singoli stadi della catena del valore.


Per riassumere:

1. Equity deal
L'etichetta cura tutti gli aspetti legati a processo creativo, registrazione, marketing, produzione, promozione e distribuzione del prodotto discografico. È il massimo livello di engagement per un artista e ne inficia la capacità di essere indipendente dal punto di vista creativo, ricompensato da contratti milionari e di lungo periodo.

2. Standard Deal
L'etichetta ancora una volta cura tutte le attività dell'artista, ma la relazione è meno intensa rispetto al "matrimonio" espresso dall'equity deal; l'artista viene ricompensato con le royalty su ogni vendita solamente dopo che le spese sostenute (anticipate) dall'etichetta sono state appianate. L'etichetta detiene il possesso dei diritti sulle produzioni in via permanente.

3. License Deal
Molto simile al modello precedente, tuttavia l'etichetta detiene i diritti di distribuzione solo per un numero limitato di anni, periodo dopo il quale l'artista torna il beneficiario di tutte le royalty.

4. Profit Sharing
C'è una condivisione dei costi e delle attività tra l'artista e la casa di produzione.

5. M&D Deal
All'etichetta rimane solamente la cura nelle fasi di produzione e distribuzione del prodotto.

6. Self Distribution
Ogni fase della filiera è in mano all'artista, che gode di una libertà creativa mai sperimentata rispetto agli ultimi decenni, ma con un fattore di rischio.

L'articolo sintetizza senza dubbio il sisma in atto nell'intera industry e testimonia la frammentazione dei modelli di business che hanno dominato fino ad oggi, senza regalare ricette definitive o fare proclami. Piuttosto, è uno spunto di riflessione di un visionario del mondo della musica, sulla base del quale assisteremo nei prossimi anni a numerose variazioni di stile.

Film su YouTube

18 gennaio 2008 - ore 16:05

Mauro Arte, Industry Manager Entertainment

In US sono sempre molto creativi ed efficaci nel promuovere film di successo; nel caso di Lions for Lambs, la release di un noto film appena uscito anche nelle nostre sale viene promossa attraverso l’utilizzo di YouTube e dei Gadgets ads. Molto cool!

Altri esempi - meno sofisticati, ma molto interessanti - sono quelli dei canali YouTube per Ocean's Thirteen, The Bourne Ultimatum e Be Kind Rewind.

Il 2008 sarà l'anno di...

15 gennaio 2008 - ore 13:32




Se il 2007 ha visto protagonisti Facebook, l'iPhone e la Nintendo Wii, secondo BBC News il 2008 sarà l'anno delle estensioni offline del web, ultramobile PC, IPTV, Wimax e Mobile Voip.

Prima in classifica è la sfida di rendere disponibili offline i contenuti web.
Adobe, Google e Microsoft hanno già offerto al mercato le applicazioni Adobe Air, Google Gears, Microsoft Silverlight, che verranno sempre più sfruttate per permettere agli utenti di utilizzare soluzioni internet anche quando non sono connessi alla rete.

Vediamo poi l'avanzare degli "ultramobile PC": dispositivi della dimensione compresa fra un pc portatile e un telefono cellulare e caratterizzati da un sistema operativo potente quanto quello un laptop.

Il 2008 dovrebbe inoltre essere segnato dall'affermarsi dell'IPTV, di pari passo con la diffusione della banda larga e dell'interesse degli utenti per il sempre maggior numero di contenuti sia a pagamento che gratuiti.

Uno studio di Multimedia Research Group stima che i circa 13,5 milioni di abbonati - nel mondo - all'IPTV del 2007 diventeranno nel 2011 72,6 milioni, con un ritmo di crescita di circa il 40 per cento l'anno. Nel frattempo Tiscali UK nel mese di dicembre ha dichiarato che sta raccogliendo abbonati al ritmo di 250 al giorno.

Seguono in classifica lo sviluppo del Wimax, tecnologia di trasmissione wireless d'accesso a banda larga con la potenzialità di raggiungere grandi distanze, e infine il voip direttamente sul cellulare.

Stiamo a vedere gli sviluppi!

Long Tail

10 gennaio 2008 - ore 10:07




Il concetto di "lunga coda" è stato proposto per la prima volta nel 2004 da Chris Anderson, direttore di Wired e autore del libro The Long Tail.

Nel grafico che rappresenta questa teoria, la parte alta della curva della domanda rappresenta il consumo di massa, preponderante fino a qualche anno fa, in cui pochi prodotti raggiungevano alti volumi di vendita e in cui alcuni big players dominavano il mercato sforzandosi di interpretarne globalmente gusti, necessità e consumi.


Poiché i costi di produzione e distribuzione diminuiscono drasticamente online, la necessità di raggruppare prodotti e consumatori in pochi segmenti molto ampi è minore. La lunga coda costituisce pertanto la parte di curva della domanda - potenzialmente infinita - che sottende tutta quella moltitudine di nicchie di mercato che prima restavano invisibili e non servite, e che ora diventano invece target economicamente attraenti.

In questo nuovo scenario, è l’utente stesso a trarne più utilità, avendo la possibilità di raggiungere e di scegliere ciò che davvero gli interessa, non più costretto a un consumo di massa.

Google dà la possibilità a tutti i contenuti di essere facilmente reperiti dai consumatori, con beneficio sia dei big players della coda alta, che dei molteplici della lunga coda. In secondo luogo ha creato una serie di servizi che permettono ai divulgatori di contenuto - dai blog alla foto - di ritagliarsi uno spazio all’interno della rete e aumentare la loro popolarità. Con Google è possibile anche monetizzare la Long Tail per tutte le piccole realtà commerciali che altrimenti non sarebbero state in grado di fare campagne pubblicitarie nemmeno a livelli locali.

Il settore Entertainment ha tratto molti benefici dallo sviluppo del web; un esempio su tutti il settore Musica, dove gruppi sconosciuti o di nicchia sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nel web, e possono essere seguiti dai loro fans. Un sito “non ufficiale” è spesso più credibile di uno ufficiale, inoltre riesce anche a monetizzare inserendo spazi pubblicitari.

Buone feste!

24 dicembre 2007 - ore 21:23

Trend natalizi

3 dicembre 2007 - ore 16:59



Il lato positivo è che vi divertirete, ne vedrete delle belle e in più il vostro business potrà solo trarne dei benefici.
Il lato negativo è che non riuscirete più a staccarvi dal vostro pc. Parliamo di Google Trends, uno strumento utile e gratuito con cui confrontare i trend di ricerca di parole chiave su Google: basta inserire i termini su cui si desidera effettuare un confronto, specificare il target geografico e il lasso di tempo desiderato e il gioco è fatto! Direste mai che la Befana è più cercata di Babbo Natale? Tradizionalmente negli spot di bibite, panettoni e giocattoli siamo abituati solo a vedere il simpatico omone di rosso vestito. Eppure la vecchina che porta il carbone ai bambini cattivi ci riserva ancora alcune sorprese: guardate il picco rosso e il boom di ricerca che l'ha vista protagonista negli ultimi due anni!


E fra presepe e albero di Natale chi vince? Il presepe naturalmente!


I film del Natale?
L'anno scorso la lotta fra i due titoli rivali ha visto una battaglia avvincente sferrata a suon di click: Natale a New York ha battuto Olè, ma quest'anno i giochi sono più che aperti. Se i player hanno giocato bene le loro carte in termini di marketing e pubblicità, ci aspettiamo nuove sorprese e chissà, magari anche un pò di carbone in più nella calza del 6 gennaio.